La casa familiare è uno dei temi più delicati in caso di separazione o divorzio. Spesso viene assegnata al coniuge presso il quale i figli minori o non economicamente autosufficienti convivono, con l’obiettivo di garantire loro stabilità e continuità di vita. Tuttavia, questo diritto non è illimitato nel tempo: quando il figlio diventa indipendente, l’ex coniuge perde il titolo per rimanere nell’immobile e deve restituirlo al proprietario.
L’assegnazione della casa familiare
La normativa prevede che l’assegnazione della casa non sia un vantaggio personale per l’ex coniuge, ma una misura di tutela per i figli. In altre parole, la casa viene destinata esclusivamente a soddisfare l’interesse dei minori o dei figli maggiorenni che non abbiano ancora raggiunto una piena autonomia economica.
Finché i figli hanno bisogno di un ambiente stabile, il genitore collocatario ha il diritto di continuare ad abitare nell’immobile, anche se questo appartiene all’altro coniuge o è in comproprietà.
Quando cessa il diritto di abitazione
Il diritto di vivere nella casa familiare non dura per sempre. Nel momento in cui il figlio diventa autonomo — ad esempio trovando un lavoro stabile, andando a vivere da solo o costituendo una propria famiglia — vengono meno i presupposti che giustificavano l’assegnazione.
In questa circostanza, il genitore che fino a quel momento vi risiedeva deve lasciarla e l’immobile torna nella piena disponibilità del proprietario. Lo stesso vale se i figli, pur maggiorenni, non convivono più con la madre o il padre che beneficiava dell’assegnazione.
Autonomia economica: cosa significa davvero
La nozione di autonomia non si limita all’età anagrafica. Un figlio può avere 30 anni ma, se non ha un reddito stabile e dimostra di non poter ancora provvedere a sé stesso, la tutela resta in vigore. Diversamente, anche un giovane che inizia un lavoro a tempo determinato, se dimostra di saper mantenersi, può essere considerato indipendente.
Ogni caso è valutato dal giudice, che tiene conto della situazione concreta: durata ed entità del contratto di lavoro, possibilità di sostentamento, eventuale convivenza con un partner.
Effetti pratici per gli ex coniugi
Per l’ex coniuge che ha goduto dell’assegnazione, ciò significa che non può considerare la casa familiare come un diritto acquisito a vita. L’uscita di scena dei figli comporta la cessazione del titolo e, di conseguenza, l’obbligo di lasciare l’immobile.
Per il proprietario, invece, questo rappresenta la possibilità di riacquisire il pieno utilizzo della casa, senza dover più attendere.