La cessazione di una convivenza pone spesso questioni delicate legate alla gestione degli animali domestici. In assenza di una disciplina specifica nel codice civile, l’affido del cane dopo la separazione tra conviventi è regolato da principi generali, dall’orientamento giurisprudenziale e dal ruolo centrale dell’interesse dell’animale, riconosciuto come essere senziente.

Il primo criterio di valutazione è quello della titolarità formale: chi risulta proprietario del cane nei documenti dell’anagrafe canina viene considerato, in via presuntiva, il soggetto cui spetta la custodia. Tuttavia, tale elemento non è decisivo. I tribunali hanno più volte affermato che il cane non può essere trattato come un semplice bene, e che l’affido deve privilegiare il benessere dell’animale, valutando le condizioni concrete in cui ciascun ex convivente può garantirlo.

La giurisprudenza civile ritiene quindi rilevanti diversi fattori: chi ha accudito quotidianamente il cane, chi può assicurare migliori condizioni abitative, chi può dedicare tempo adeguato alla cura e alle attività quotidiane. Contano anche il legame affettivo sviluppato dal cane con uno dei conviventi e l’eventuale presenza di altri animali già integrati nel medesimo contesto domestico.

In assenza di accordo, è possibile rivolgersi all’autorità giudiziaria, generalmente con un ricorso in via d’urgenza. I giudici, in diverse pronunce, hanno disposto soluzioni simili a quelle previste per i figli minori: affido condiviso, con tempi di permanenza stabiliti, oppure affido esclusivo, con diritto di visita all’altro convivente. Tali decisioni si fondano sul principio di protezione dell’animale e sulla necessità di evitare traumi derivanti da bruschi cambiamenti di ambiente o di riferimento affettivo.

Gli ex conviventi possono anche regolare consensualmente l’affido tramite un accordo scritto. Pur non essendo necessario, un patto dettagliato su tempi, spese veterinarie e gestione quotidiana riduce il rischio di conflitti futuri e può essere valorizzato dal giudice in caso di controversie.

L’affido del cane dopo la fine di una convivenza si basa dunque su un equilibrio tra la posizione giuridica degli ex partner e la tutela del benessere animale, sempre più riconosciuto come valore autonomo dal nostro ordinamento.

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