La guerra in Kosovo, combattuta tra il 1998 e il 1999, fu un conflitto armato tra le forze serbe della Repubblica Federale di Jugoslavia (composta da Serbia e Montenegro) e il gruppo etnico albanese del Kosovo, rappresentato dall’Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK). Il conflitto ebbe origine dalle tensioni etniche tra serbi e albanesi kosovari, che si intensificarono con la repressione dei diritti degli albanesi da parte delle autorità serbe.

L’UCK avviò una campagna di guerriglia contro le forze serbe, chiedendo l’indipendenza del Kosovo. La risposta della Jugoslavia fu brutale, con operazioni militari che portarono a massacri, pulizia etnica e sfollamenti di massa della popolazione albanese.

La comunità internazionale, guidata dalla NATO, intervenne nel marzo 1999 con una campagna di bombardamenti contro le forze serbe per fermare le violenze e costringere la Jugoslavia a ritirare le sue truppe dal Kosovo. Il conflitto si concluse nel giugno 1999, quando la Jugoslavia accettò un accordo di pace mediato dalle Nazioni Unite.

Il Kosovo venne posto sotto l’amministrazione internazionale dell’ONU, e nel 2008 dichiarò unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia, che però non è stata riconosciuta da tutti i paesi membri dell’ONU. Il conflitto ha lasciato profonde ferite nella regione, con tensioni etniche che persistono ancora oggi.

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